Se a Rapallo la parabola del Mare, il settimanale che fu l’emblema della Rapallo turistica degli anni venti e trenta del novecento, è ben conosciuta, quella del suo fondatore e a lungo direttore lo è molto meno. Eppure è interessante, non solo come biografia in sé, ma come paradigma di molte biografie di intellettuali italiani che, partiti da una posizione politica “di sinistra” (radicali, repubblicani) finirono nel fascismo. Dove a volte poi furono emarginati.
Parliamo di Pilade Passalacqua. Nato a Rapallo nel 1876, a fine Ottocento lo troviamo a Genova, studente in legge. A Rapallo era vicino alla Lega Anticlericale, sorta nel 1887. Come associazione repubblicana venne censita dalla Prefettura di Genova nel 1898. Il nome è un classico del momento, già da qualche anno a Genova e a Sampierdarena esistevano dei Circoli Anticlericali, molto vicini politicamente ai gruppi repubblicani. La Lega rapallese era formata da giovani.
Fu Pilade Passalacqua a promuovere l’erezione a Rapallo di un monumento a Garibaldi. Il monumento gli era stato proposto dallo scultore in occasione di un pranzo genovese. Venne inaugurato nell’ottobre del 1898.
Passalacqua restò a Genova fino al 1908, dove lavorava come giornalista del Caffaro, una testata fondata dal garibaldino Anton Giulio Barrili nella seconda metà dell’Ottocento.
Tornato a Rapallo, nel settembre dello stesso anno iniziò le pubblicazioni il Mare. Già nel terzo numero, il 19 settembre 1908, in un breve articoletto in prima pagina ricordava il XX settembre, “La data gloriosa vola sul mondo coll’ali forti del Diritto e della Libertà”; per citare poco oltre il Quarnero (forse ricordo di quando la Lega Anticlericale ospitava il Circolo Garibaldi di Trieste) e il Duce radioso (Garibaldi).
Due anni dopo, siamo nel 1910, in occasione del XX settembre pubblicò un articolo nel quale tra l’altro scriveva “Fulgida stella nella quale gli italiani attingeranno sempre quella luce luminosa che dovea … avviarli a una mèta radiosa”
Ma a Rapallo Passalacqua venne presto coinvolto nella realtà locale, che era ben diversa dalla realtà genovese. La cittadina aveva allora da poco superato i diecimila abitanti, da qualche decennio il turismo internazionale aveva iniziato a sceglierla come destinazione preferita. Ma il turismo non aveva cambiato la sua composizione sociale. Nel 1891, quando per la prima volta il sindaco venne eletto dal consiglio comunale e non più scelto dal prefetto, venne eletto Lorenzo Ricci. Genovese, cattolicissimo, aveva ostacolato fin dall’inizio le feste cittadine per la celebrazione del XX settembre, e nel 1894, avendo fatto ritrarre la bandiera dal palazzo comunale dove era stata esposta contro la sua volontà, venne destituito dal governo.
Nel 1904, in occasione del primo sciopero generale nazionale, un gruppo di sindacalisti venne allontanato dai cittadini, ma l’episodio più noto è del 1908, poco prima che arrivasse Passalacqua. Un gruppo di anarchici liguri, venuti a Rapallo per un convegno in una sede privata, vennero attaccati dai passanti. I carabinieri dovettero intervenire per proteggere gli anarchici e porli in salvo. La notizia fece il giro del Paese e finì sulla copertina della Domenica del Corriere (https://www.piazzacavour.it/2021/01/19/caccia-agli-anarchici-una-storia-di-inizio-900/).
Nella tarda primavera del 1910, quando ci furono le nuove elezioni amministrative, il Mare appoggiò una lista di rinnovamento, così era definita, capitanata da Lorenzo Ricci. Non ne conosciamo i veri motivi, ma in interventi sul Mare, non firmati, veniva attaccata la giunta uscente, come incapace. Lorenzo Ricci era lodato come persona competente e degna, “gli elettori …lo rieleggeranno in segno di protesta verso gli inetti…”, veniva data notizia che era già stato sindaco, ma senza specificare cosa era successo sedici anni prima. Evidentemente, non vi era nessuna contraddizione tra l’ex, ormai, anticlericale, e il sindaco cattolico.
Forse negli anni seguenti qualcosa non filò per il verso giusto, perché quattro anni dopo, quando ci furono le nuove elezioni, e i cattolici si erano organizzati, il Mare sostenne una lista di opposizione. Tra i candidati, l’avvocato Andrea Canessa, un nome che ritroveremo. Siamo alla vigilia della prima guerra mondiale, anche a Rapallo è arrivata la politica nazionale. Il primo partito ad organizzarsi è il partito cattolico, che in questa parte della riviera ha sempre avuto una solida maggioranza.
Fino a questo punto, è una normale dialettica politica di provincia. Ma nel maggio 1915, con l’ingresso in guerra dell’Italia, i cattolici restarono neutrali. Passalacqua, anche per i suoi trascorsi, appoggiava il campo interventista. Il Mare pubblicò una durissima lettera aperta di accusa al sindaco, nel quale si accusava il primo cittadino di essere germanofilo (aveva ricevuto una onorificenza tedesca) e di non appoggiare lo sforzo bellico. Gli veniva anche rinfacciato di essere “stato destituito da Crispi per aver compiuto atto antipatriottico”. La lettera era firmata Pilade, quindi proveniva direttamente dal direttore/proprietario. Poiché il sindaco restò in carica per tutto il periodo della guerra, anche gli attacchi personali continuarono. Dopo Caporetto, quando la censura si fece più severa, alcuni articoli contro Ricci subirono tagli.
É in questo periodo che, riteniamo, avvenne il deciso spostamento di Pilade Passalacqua verso il nazionalismo. Ricci era cattolico, il suo neutralismo aveva radici nel cattolicesimo politico conservatore, Passalacqua, che proveniva dal radicalismo, a Rapallo aveva un giornale e in un qualche senso era diventato il portavoce prima degli interventisti e poi di chi difendeva le ragioni della guerra.
Nel 1919, in occasione delle elezioni politiche, il giornale propose una lista liberale, ma pubblicò anche la lista dei combattenti. Due anni dopo, nel 1921, invitò a votare per la lista del blocco nazionale, che comprendeva liberali e fascisti. Ormai la scelta era stata fatta, l’anno prima Passalacqua era diventato segretario del Partito Fascista.
Tuttavia, il giornale non dava spazio alla politica nazionale. La politica locale era trattata con attenzione ed una certa imparzialità, anche se il sindaco Ricci e il partito popolare furono oggetti di attacchi feroci. Quando, nell’ottobre del 1922 a Rapallo un gruppo di fascisti aggredirono il socialista Frantini, sparandogli al ventre (dopo pochi giorni sarebbe morto), ne dette notizia in un trafiletto, intitolato “Per questioni politiche”, dove accennava a un muratore venuto a diverbio con alcuni fascisti e gravemente ferito (una versione in parte vera). Qualcosa cambiò nel giugno del 1924; nel pieno della crisi causata dalle rivelazioni dell’assassinio di Giacomo Matteotti, tutte le settimane sul Mare usciva un articolo in apertura di prima pagina, intitolato La settimana, che trattava di politica nazionale, ed era di pieno appoggio al governo fascista. Nell’autunno del 1924, Passalacqua annunciò che avrebbe lasciato la direzione; già da alcuni mesi non appariva più il suo nome come proprietario. Cosa era successo? Non lo sappiamo. Forse il fascismo, che anche a Rapallo si stava organizzando (in comune dal 1923 c’era un commissario), non gradiva più una persona che aveva troppo attaccato i cattolici e i popolari. Ormai il partito fascista si avvicinava al mondo cattolico. Passalacqua pubblicò una breve lettera di commiato, terminandola con il più classico saluto fascista: “…eja, eja, alalà”.
Ma l’articolo forse più emblematico per comprendere questo lungo percorso l’abbiamo nella primavera successiva, quando ci furono le elezioni, e Andrea Canessa, il liberale del 1914 e del 1920, venne eletto sindaco in una lista fascista. In un articolo subito dopo le elezioni un anonimo redattore ricordò Passalacqua, che in quel momento era fuori Rapallo: “Oggi … è giusto che il nostro pensiero si volga riconoscente verso colui che in questa lotta di anni e ad oltranza fu un magnifico animatore di anime e di coscienze. Pilade Passalacqua …fu all’avanguardia in questa lotta non solo in questi ultimi passati periodi, ma anche in un tempo più lontano quando le competizioni politiche erano ben più acri, perchè più basate sulle sole personalità. Pilade Passalacqua … diede sempre la sua battaglia…” . L’articolista parte certamente da molto lontano, da molto prima del fascismo, tracciando un lungo filo ideale tra i primi decenni del novecento e il 1925.
Indirettamente, una conferma di questa interpretazione l’avrebbe data, molti anni dopo, il figlio di Andrea Canessa, Angelo Romano. Socialista democratico, vicino agli ambienti latomistici della riviera, Angelo Romano Canessa usava dire: Noi siamo ghibellini. Anche Andrea Canessa comunque, e forse per questo, avrebbe governato poco; l’anno successivo della sua elezione in sua sostituzione venne nominato il podestà, che fu Silvio Solari. Anch’egli aveva una provenienza liberale, era stato eletto consigliere comunale nel 1920 con Canessa, ma era più giovane, forse più adatto ai tempi (https://www.piazzacavour.it/2020/06/05/la-scomparsa-di-un-ghibellino/).
Pilade Passalacqua in seguito tornò a Rapallo, dopo il 25 luglio 1943 un certo Giuseppe Devoto (nato nel 1903) lo schiaffeggiò pubblicamente. Morì a Rapallo nel 1948. Il Mare venne pubblicato fino al 1943, ebbe firme prestigiose, anche se discusse, come Ezra Pound.