Sono giorni di proposte, progetti, inquietudini.
Il progetto di tunnel di collegamento con la val Fontanabuona e la possibilità che sia realizzato un grande centro commerciale nell’area che ospita il campo Macera agitano i pensieri di molti concittadini perché sono in grado di sconvolgere la già non semplice vita della comunità rapallese.
Se c’è una cosa che ogni rapallese ha imparato negli anni è che ogni opera che si intende realizzare deve tenere conto delle criticità e degli impatti che ne derivano. E’ un concetto semplice, ma che, anche alla luce di alcuni sorprendenti passaggi istituzionali, sembra essere stato accantonato.
Le carte raccontano i fatti per come tutti li conoscono. Il PUC (Piano Urbanistico Comunale del 2019, la cui lettura è assai utile anche in termini didattici e culturali) tra i problemi della città rileva al primo posto proprio la sdrucciolevole viabilità (l’ennesima prova dello stato in cui versa si è manifestata puntuale in questi giorni del ponte di Ognissanti). Viabilità che insieme a inquinamento e mancanza di parcheggi rappresenta una triangolazione micidiale che si sviluppa, in grande parte, nel lungo tratto che dal fronte mare passa per via della Libertà, il Macera, lo snodo di Siggi, la chiesetta di Sant’Anna (e via Arpinati) e arriva fino alla (per ora) tranquilla Santa Maria. L’evidenza della realtà è anche nel PUT (Piano Urbano del Traffico – 2021). Complessivamente un quadro pessimo che ricade sull’immagine dell’intera città e che richiede coraggio (così dice il PUC) per trovare tutt’altro che semplici soluzioni in grado di cambiare davvero il segno di una crisi ultradecennale.
Non siamo certo contrari agli investimenti di privati né a collegamenti che possano mettere a contatto sistemi vicini e nello stesso remoti come come la costa e l’entroterra che comportano indubbi vantaggi. Si ha però l’impressione che questi progetti ci stiano travolgendo. Sono troppi i dubbi e le incognite. Non ci sono scenari ipotizzati su ciò che accadrà. Rapallo non si può più permettere di ingoiare tardivi pentimenti ex post, quando servono irrinunciabili dettagliate analisi ex ante. Da cittadini curiosi restiamo un po’ stupiti da una visione d’insieme che trova istanza di lungo respiro proprio nelle pianificazioni territoriali e che tempo è stata regolarmente sostituita da una sequela di continue varianti urbanistiche protagoniste (tranne in rarefatti momenti) degli ultimi decenni.
Stupiscono i non detti e i non letti. Stupiscono un certo adattamento conformista a livello decisionale, l’allineamento senza confronto, la riduzione del dibattito ad un comodo schema pro-contro che porta all’ammasso la coscienza civica e il costruttivo scambio sul merito. Si è sentito parlare di svolta urbanistica, ma di urbanistica in queste vicende c’è solo uno sfondo sbiadito e immobile. La posta in gioco è enorme, l’attivazione di un articolato dibattito pubblico – da queste parti già suggerito e, recentemente, in piazza sollecitato – diventa un dovere non più una scomoda opzione.
Lontani da idee preconcette che spesso mal celano sfumature di nimby e da strumentalizzazioni che non portano a nulla, poniamo alcune spontanee domande. Quelle che ci appaiono più rilevanti, quelle in grado di strutturare un’opinione, di sedimentare collettivamente il verso di decisioni così importanti. Il centro commerciale al Macera attirerà clienti (e mezzi) anche da fuori città? Se sì, quanti? Quanti posti auto avrà? Quanto aumenterà il peso del traffico su tutte le direttrici di traffico (Mameli, Libertà, Torino, Milano) già oggi in sofferenza? Cosa si intende fare per mitigare gli effetti del traffico già oggi critico con sempre maggiore frequenza? La viabilità di Rapallo, che serve il comprensorio non solo la città, è sul tavolo di qualche ente sovra comunale? Ci sono progetti PNRR presentati sul tema della viabilità? E poi. E’ davvero chiaro l’impatto ambientale e paesaggistico di un gigantesco raccordo del tunnel per la Fontanabona che immola un’intera vallata? Ma davvero non c’è alternativa – di tracciato e progettuale – a quel progetto? Cosa si ha intenzione di fare in Fontanabuona? Un retroporto di Genova, come si sente dire? Oppure favorire lo sviluppo della manifattura e di un artigianato compatibile con i caratteri e i valori della valle? O ancora – perché in Liguria finisce troppe volte così – si vuole dare la stura alla realizzazione di nuovo edificato magari per sviluppare nuovo turismo B&B?
Domande ce ne sono tante altre. E c’è un diritto a conoscere da salvaguardare. Chi risponde?