Qualche giorno fa, sono apparsi alcuni articoli su media locali che tratteggiavano il destino di una delle aree più strategiche della nostra città: quella appunto del Poggiolino.
“ Si lavora a parcheggi di interscambio e pista ciclabile”.
“ Autosilo di scambio al Poggiolino, legato al tunnel della Fontanabuona”.
“ Piscina, approvato il progetto di fattibilità da 2.500.000 euro”.
“ Autosilo a Rapallo. Bisogna riperimetrare il piano di bacino”.
Una improvvisa accelerazione per trasformare l’area del Poggiolino in un parcheggio di cornice e ristrutturare, a caro prezzo, la piscina di San Pietro.
Interventi scollegati tra loro.
Figli delle singole necessità e non di una visione più ampia.
In premessa, è doveroso rimarcare come, inconcepibilmente, in otto anni di governo locale, questa amministrazione non si sia occupata della riperimetrazione delle fasce di inondabilità del piano di bacino del torrenti Santa Maria/San Pietro che confluiscono nel Boate.
Otto anni nei quali le precondizioni per poter passare dall’attuale zona Rossa del Poggiolino (di inedificabilità assoluta e di forti limitazioni) a zona Gialla (con possibilità di nuove costruzioni e di trasformazione del territorio) erano già state perfezionate con la realizzazione dello scolmatore del Rio Savagna e lo spostamento di alcuni sottoservizi.
Qualsiasi proposta progettuale che si fosse avanzata in tutti questi anni (ad esempio project financing per il polo natatorio di San Pietro ) si sarebbe scontrata, arenandosi, con questo limite o meglio con questo disinteresse amministrativo alla riperimetrazione dell’area.
Ora bisogna correre, ma si sa: con la fretta, si fanno bene sono gli errori.
Come un errore, per chi scrive, è dare una risposta veloce ed emotiva a quelle che sono le complicazioni del progetto territoriale del momento e cioè il Tunnel da e per la Fontanabuona.
Rapallo non è pronta per accogliere nuovi flussi viari.
Non lo è alla sua “porta” principale, il casello autostradale, non lo è nel suo interno dove i residenti fanno fatica a parcheggiare la propria auto, dimenandosi nel traffico urbano.
Manca un progetto di città da sviluppare magari anche con i fondi del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza (PNRR) che si sentono associati ad iniziative in tutta Italia, ma non a Rapallo.
Per tornare al titolo, sembra che non ci sia voglia di pensare ad una città diversa, se le idee di trasformazione del Poggiolino sono quelle dei recenti titoli altisonanti.
La città non ha bisogno di sottoutilizzare un’area così strategica.
Non abbiamo bisogno di righe bianche a terra su asfalto e pietrisco, per parcheggiare qualche centinaia di auto o qualche bus.
Non abbiamo bisogno di un silos in struttura, sicuramente prefabbricata, da costruirsi a secco nelle aree di cui parliamo, perché tanto le dimensioni lo consentono, ma in barba a qualsiasi genius loci (spirito del luogo).
Non abbiamo bisogno del consolidamento strutturale dell’adeguamento impiantistico e dell’efficientamento energetico della piscina comunale nella sua consistenza attuale con i limiti strutturali/architettonici/funzionali di un compendio costruito negli anni 80.
Abbiamo invece bisogno di un progetto sartoriale, pensato per quella strategica zona della città, che sia sintesi di necessità ed ambizioni plurime.
Un riqualificazione del Polo Natatorio con nuovi spazi d’acqua ed attività ricettive e di ristorazione.
Un Palazzetto delle Sport, con palestre connesse, per accogliere le attività e dar risposta alle prospettive delle oltre 60 società sportive che operano su Rapallo: Palazzetto dello sport che hanno tutte le realtà a noi prossime, ma Rapallo no.
Un Parcheggio in struttura/seminterrato sotto al Campo di Calcio per accogliere posti auto per le attività in loco e che sia d’interscambio per i visitatori della nostra città.
Un Hub per gli autobus, per spostare il capolinea delle linee urbane dalla Piazza delle Nazioni: sempre meno Piazza, sempre più spazio esterno di una concessionaria di autobus.
Spazi per la mobilità elettrica o leggera.
Spazi per lo stoccaggio merci da consegnare con veicoli leggeri in città.
Spazi per il piccolo terziario o start up per i giovani del territorio.
Spazi verdi e di socializzazione.
Rapallo non ha bisogno di un progetto regalato da un Ente sovraordinato o da una Società, a parziale ristoro di un disagio che sicuramente si soffrirà con il Tunnel della Fontanabuona … se verrà mai realizzato.
Rapallo ha bisogno di un progetto sognato, condiviso, partecipato, sofferto, reale, utile, invidiabile, che tenda al futuro.
Rapallo ha bisogno di progettualità, di pensiero pubblico, di visione.
Rapallo ha bisogno di coraggio per qualcosa di strutturale che resista nel tempo e non di gesti spot: facili da realizzare e che capitalizzano un consenso immediato.
Se a Rapallo sono destinati solo progetti per foto opportunity, la città si spegnerà ancora di più.
L’area del Poggiolino potrebbe essere oggetto dell’inizio di un pensiero in controtendenza, ma potrebbe essere l’ultima chiamata.
Tutto ciò che sulle sue superfici verrà realizzato, rimarrà, nel bene o nel male, per diversi decenni.
L’esigenza esiste, il finanziatore pubblico/privato pure, che si alzi allora la posta per un progetto di ampia trasformazione urbana da realizzare anche per step successivi in funzione delle disponibilità dell’investitore e dei finanziamenti pubblici o privati che andranno cercati.