Se la Fase 2 è il frutto della consapevolezza di giocare a testa o croce con una moneta lanciata in aria, la Fase 2 bis è un azzardo ancora più spinto.
Il rischio è che quella moneta possa avere la stessa faccia … brutta … da entrambe le parti.
Dal 18 maggio ci saranno ancora più riaperture e dal 3 giugno, se i parametri di ogni regione lo consentiranno, ci potranno essere trasferimenti anche da Regione a Regione.
Ci siamo quasi.
Ci giochiamo il tutto per tutto, nel tentativo di scongiurare un fallimento economico dell’intera Nazione, spettatori di fughe in avanti di alcune Regioni, come la Liguria, che, avide di un consenso, strizzano l’occhio a questa e a quell’altra categoria per cercare di capitalizzare simpatie che possano tradursi in voti alle prossime consultazioni elettorali.
Dove sta la verità ? Nessuno lo può sapere.
Il lavoro del Governo centrale è stato incessante, seppure con ritardi, con visioni limitate, con possibilità economiche contingentate da un elevato debito pubblico e dal dovere far di conto con i vicini europei.
Ma chi non sbaglierebbe in queste occasioni.
Sono sicuro che quelle poltrone rimarrebbero vuote ad un invito, ora, a cambiare gli uomini al comando.
Non esistono modelli da copiare, è tutto una novità, una emergenza e la speranza è che le buone e risolutive idee non si nascondano agli occhi di quegli uomini che da mesi le stanno cercando … anche con il favore delle tenebre.
Sono innumerevoli i protocolli INAIL che sono stati redatti per evidenziare linee guida utili alla riapertura delle diverse attività.
L’auspicio è che i contenuti non siano disattesi dalla popolazione e che tutti si facciano in primis guidare dal protocollo primordiale che è insito nel nostro patrimonio genetico, ossia l’istinto di sopravvivenza che porterà ciascuno di noi ad essere cauto, coscienzioso, attento.
Se ogni locale, ogni luogo di lavoro, ogni spazio confinato in genere ha le sue regole comportamentali (nulla ancora ahimè si sa sulle scuole), l’uso dello spazio pubblico all’aperto è lasciato alla applicazione ripetuta del distanziamento sociale e alla sua intelligente e volontaria interpretazione da parte di ogni singolo individuo.
In sostanza quell’architettura orizzontale fatta di vie, di piazze, di slarghi, di marciapiedi che, come acqua tra le cose, si spande e lambisce ogni edificio dell’architettura verticale e troppo spesso è destinataria di discutibili interventi di manutenzione straordinaria, è ancora una volta considerata marginalmente.
Eppure, suggerire dei modi d’uso di quello spazio che connette le funzioni di un tessuto urbano, potrebbe aiutare ad affrontare in sicurezza il prossimo tempo.
Alcuni lo chiamano Design for Distance cioè un design basato sulla distanza sociale che possa riorganizzazione il layout degli spazi pubblici e consentirne una frequentazione attenta.
Se confermata la riapertura delle Regioni, Rapallo sarà spettatrice dello stagionale incremento di popolazione dai quasi 30.000 abitanti locali ai 60.000 (se non di più) fruitori estivi della città.
La città è pronta ad accogliere queste frequentazioni massive ?
Nel caso specifico sarebbero molto utili grafiche comportamentali da applicare in corrispondenza di piazze, di marciapiedi, di passeggiate, di parchi, di fermate dell’autobus, delle partenze dei battelli e della funivia, nello slargo antistante la stazione ferroviaria … e non solo.
Cerchi a terra che suggeriscono la giusta sosta del pedone a distanza corretta dal vicino, segnaletiche di aree contingentate, pellicole adesive che invitano al non uso di alcune panchine spesso troppo ravvicinate tra loro … ecco alcuni esempi che possono trovarsi dopo una breve ricerca in rete e visti applicati in diverse città del globo.
Quello della prossima stagione estiva è un urto a cui, in città, ci si deve preparare al meglio.
Perché la città ha già dato.
Se è vero che l’economia locale basata sul turismo va salvaguardata, anche occupando il suolo pubblico della passeggiata, purtroppo a discapito di altri operatori che sono in zone meno fortunate della città, è altresì vero che la salute dei cittadini debba essere anch’essa destinataria di valide attenzioni.
Diamogli strumenti, prendiamocene oltre modo cura con suggerimenti.
Occorre educare all’uso dello spazio pubblico e, se serve e … serve, istituire steward urbani guardiani di una corretta frequentazione degli spazi pubblici nonché prodighi di consigli sul rispetto delle più elementari norme del distanziamento sociale, mutuando ad esempio la figura delle guardie ambientali già attive nei parchi urbani.
Una spesa certamente, che potrebbe essere ristorata in parte con finanziamenti regionali, in parte con economie di bilancio comunale e perché no anche con il contributo di sponsor privati che non hanno esitato ad esempio a finanziare i costi del Red Carpet più lungo del mondo di qualche tempo fa.
Ad oggi a terra si possono però solo ed ancora scorgere scoloriti pallini giallo, rosso, blu, viola che, su iniziativa regionale, in passato suggerivano le direttrici di particolari percorsi turistici ed emozionali.
Una iniziativa di marketing territoriale, dall’ignoto risultato, che ha lasciato pallidi segni.
Ecco ora quei segni non servono più.
Occorre altro, per poter dire che si è fatto il possibile per rendere vita dura al fato.