Si fa un gran parlare, in questi giorni preoccupati, del declino della città, figurativamente evidenziato dalle serrande abbassate che gravano sul settore del commercio che si riduce in quantità e qualità.
Tante le cause, che mettono insieme fattori esogeni al sistema Rapallo (tassazione, burocrazia, alti costi dell’energia, atrofizzazione della ricchezza diffusa, commercio online, per citarne alcuni) a fattori endogeni molti dei quali sono riconducibili alla bassa qualità del tessuto urbanistico che ha posto le basi per periodo di sofferenza urbana che negli anni si è, dolentemente, consolidata.
Accanto a questi, una delle cause che più incide nel nostro territorio, ancora di più rispetto al Paese ed all’intero Vecchio Continente, è l’invecchiamento della popolazione. Che non è certo un male, ma che porta notevoli conseguenze sociali (aumento della spesa assistenziale e sanitaria, spopolamento, isolamento sociale) ed economiche quali la diminuzione della domanda con riduzione dei consumi, minore spinta imprenditoriale, minore capacità innovativa, migrazione di giovani verso altri contesti più consoni e a loro attraenti.
La questione è complessa e articolata e talmente decisiva che dovrebbe essere all’ordine del giorno dei governi a tutti i livelli. Quello del riequilibrio demografico è un tema dal quale non si può più prescindere – anzi è urgente e primario – qualunque sia il livello dell’amministrazione pubblica e dell’azione politica.
***
La recente, condivisibile presa di posizione del Consiglio Comunale dichiaratosi favorevole alla acquisizione del complesso delle Emiliani necessariamente porta al dibattito su quale destinazione d’uso adottare qualora la struttura diventasse pubblica. Le idee si sprecano (su queste colonne ne ha scritto qualche tempo anche Massimo Zero) e l’ipotesi emergente che questo polo così pregiato debba mantenere attinenza con il settore dell’educazione è logica e in linea con la funzione originale del plesso.
Tuttavia, l’occasione è storica e provare ad alzare l’asticella e per contribuire a rispondere a quella urgenza che richiama la necessità di attrarre giovani e cervelli in una città zoppicante, è doverosa.
L’idea che si qui condivide – di facile intuizione, ma di difficile sviluppo – coinvolge il più alto livello di istruzione e immagina che il complesso Emiliani possa ospitare un plesso universitario. In collegamento con Unige o con altra università, alla stregua di quanto è nato e si è sviluppato a Savona già a partire dagli anni ’90.
Questo è un vagito di idea. Un polo tecnologico, un campus universitario, legato ai talenti e alle inclinazioni del territorio e/o alle alte tecnologie e ad alto tasso di innovazione; che generebbe benefici di lungo periodo; che aprirebbe la città verso nuove intelligenze, che creerebbe le condizioni per nuovi investimenti nel settore dell’ospitalità – bar, locali, luoghi di ritrovo, alloggi; che favorirebbe sinergie con settori innovativi; che favorirebbe lo sviluppo culturale; che potrebbe essere un volano per nuove imprese hi-tech; che non genererebbe traffico aggiunto vista la vicinanza con la ferrovia che garantisce collegamenti con il territorio. E’ l’idea – intrisa di speranza – che le migliori e più alte ambizioni possano trovare a Rapallo la loro risposta e magari il loro futuro, che oggi costantemente si concretizza lontano. E’ una traccia, il segno accennato di un percorso, tutto da verificare e tutto da costruire, certamente con altri soggetti e organizzazioni, ma che potrebbe davvero invertire la corsa, lungo un declivio pericoloso, su cui oggi scivola la città dove le soluzioni tradizionali funzionano sempre meno e quelle nuove non sembrano consolidare risultati evidenti.
(Foto tratta da Google Maps)