Dal Secolo XIX del 12 dicembre apprendiamo che anche il Levante Ligure avrà la sua prima pietra d’inciampo, verrà messa sulla Ruta dove nel 1944 venne preso Carlo Staineri; deportato a Auschwitz vi sarebbe morto qualche mese dopo.
Le pietre d’inciampo in Italia in genere vengono collocate dove vennero arrestati ebrei nel 1943-44, a Genova sono già numerose, a partire dalla prima, messa anni fa all’imboccatura della Galleria Mazzini, dove venne arrestato il rabbino Riccardo Pacifici. La collocazione di una pietra non è costosa, anni fa chi scrive queste righe aveva cercato della documentazione. Ero arrivato alla conclusione che bastava un centinaio di euro, più una notte di pernottamento dell’artista che la realizza e installa nel marciapiede, Gunter Demnig, un tedesco che vive a Roma. Ora magari i costi saranno lievitati; collocandola su suolo pubblico, il vero problema sono le autorizzazioni dell’amministrazione comunale. Per questo motivo in genere il Comune è tra i promotori dell’iniziativa.
Dopo Genova, potrebbe essere stata Rapallo ad essere la prima città del Levante a collocare la sua pietra. Perché Rapallo fu, nel 1943, méta prediletta degli ebrei genovesi che cercavano un luogo sicuro. Furono tanto numerosi che un giornale fascista genovese descrisse Rapallo come una Tel Aviv ligure. Molti dopo l’estate del 1943 riuscirono a salvarsi, qualcuno si rifugiò in Svizzera. Purtroppo alcuni vennero presi proprio nella nostra città e morirono in Germania. I luoghi dove collocare le pietre non mancano, ne conosciamo almeno tre. Il più significativo sarebbe via Ferretto, tra le scuole Marconi e le scuole medie Giustiniani, in un luogo percorso quotidianamente da centinaia di ragazzi. Lì in una casa nel 1943 vennero prelevati Alberto Morais e Rosa Vitale; morirono prima di arrivare in Germania. Un altro luogo potrebbe essere Corso Colombo, dove vennero presi i coniugi Cohen. Infine via San Pietro, di fronte all’ospedale; da una casetta dietro la collina a fianco del posteggio nel gennaio 1944 venne prelevato Gilberto Camerino. Nessuno di questi tornò dal lager.
Alcuni anni fa proponemmo ad alcuni esponenti della amministrazione comunale la collocazione di una pietra a Rapallo. “Non siamo interessati” fu la risposta. Da parecchi anni Rapallo non onora suoi concittadini periti nella guerra di Liberazione, a memoria le ultime intitolazioni risalgono al periodo post–bellico (piazzetta Bertelli, largo Ferraretto per citarne due). Forse è venuto il momento di ricordare anche coloro che vennero deportati da Rapallo. Come si diceva tanti anni fa, non è mai troppo tardi.