Molti di noi che non provengono dal Partito Comunista o dal suo immediato successore, il PDS, hanno conosciuto Luigi Galli trent’anni fa.
Era la prima metà degli anni novanta, la politica italiana si stava ridefinendo durante e dopo i caotici anni di Tangentopoli. La riforma elettorale maggioritaria del 1993, il Mattarellum, obbligava i partiti a coalizzarsi per conquistare le circoscrizioni maggioritarie, dove passava il candidato con il maggior numero di voti. Chi faceva politica nelle realtà locali, come Rapallo, doveva uscire dal chiuso orticello del proprio partito e misurarsi nel più vasto campo delle coalizioni, che per molti di noi era la coalizione progressista, cioè di centro sinistra. Democristiani, repubblicani, socialisti, ex-comunisti ora democratici di sinistra si incontravano, all’inizio nelle sedi dell’uno o dell’altro finché la coalizione non si organizzò con una propria sede, per scegliere i candidati nelle elezioni locali, o organizzare la compagna elettorale per le elezioni nazionali.
Fu così che militanti sconosciuti di partiti differenti diventarono presto amici, tesi a conquistare la vittoria comune alle elezioni. Luigi Galli l’abbiamo conosciuto così. Perché Luigi proveniva dal Partito Comunista rapallese, nel quale aveva militato molti anni, aveva organizzato molte feste dell’Unità, ancora quando avevano luogo nei giardini dei Partigiani, e in seguito a Piazzale degli Alpini a Sant’Anna. Aveva partecipato alla vendita militante dell’Unità la domenica mattina per le strade, forse anche del giornale della sezione del PCI, L’Incontro, nella prima metà degli anni settanta.
L’abbiamo conosciuto così anche perché Luigi, come migliaia di altri rapallesi, tutte le mattine partiva per Genova per il suo lavoro – lavorava per Canale 5 – i pendolari non si fanno mai troppe radici dove abitano.
In realtà quando l’abbiamo conosciuto la sua attività politica era nella fase discendente, si sentiva che era stato molto legato al suo partito, il PCI, rivendicava di aver partecipato alla raccolta dei fondi per l’acquisto della sede in via Venezia, grazie a tre o quattro feste dell’Unità riuscite particolarmente bene. Il campo largo delle coalizioni non era roba per lui. Diretto e a volte impulsivo, nelle riunioni di coalizione poteva essere un elemento disgregante, anche se presto chi non lo conosceva ancora, comprendeva che era così per la grande passione che metteva nella politica.
E’ infatti vero che la polemica politica fosse il suo più evidente elemento distintivo, però ogni sua parola era animata non dal qualunquismo o dal populismo, bensì dal sentimento verso i valori fondanti una società più giusta e più attenta alle esigenze dei più deboli. Per questo si può dire che non avesse avversari né nemici ma solo persone che gli volevano bene, come del resto si può notare nell’ampio cordoglio cittadino che sta accompagnando la sua famiglia in questi difficili momenti e al quale ci uniamo tutti noi.
Agostino, Massimo, Christian, Paolo si stringono in un forte abbraccio a Mariella e a Diego.