Rivolgo pubblicamente a voi – Francesco Angiolani e Andrea Carannante – questa breve riflessione post-elettorale, con l’auspicio che queste poche (e franche) note siano di utile contributo ad una discussione che guardi avanti e in prospettiva.
Il vostro contributo, se arriverà, qui troverà luogo.

Il voto amministrativo – lato A – ha dispiegato le sue sentenze.

La prima, la più evidente, è che il voto rapallese resta strutturalmente intatto. Certo è stanco e sempre più disertore, come in tanti altri posti. Ma resta anelastico. Nulla – ma proprio nulla – è in grado di scalfire l’apparato bellico-elettorale dei molti campioni del consenso la cui resilienza è pari solo alla loro capacità di adattamento ai fatti e ai tempi anche turbolenti. Maestri. Chi attendeva scossoni dopo gli eventi chiacchierati delle ultime settimane è stato smentito.

La seconda riguarda voi. Per versi e modalità differenti le urne vi hanno restituito un riconoscimento, certamente anche favorito dalle congiunture, che però non era scontato e che crea nuovi spazi.

Quali scenari disegnare, quale agenda scrivere, quale percorso intraprendere, quale incarnato dare alle forze della sinistra (a vario titolo declinata) ora tocca a voi. Tocca a voi indicare la direzione, quali toni usare, da quali compagni di viaggio farsi affiancare. Tocca a voi rispondere alla domanda di politica che il variegato mondo cui vi riferite si attende.

E dipende da voi se andare avanti traslocando al futuro l’infinita polemica del passato che ha mortificato – per anni – le aspettative dei molti rapallesi non allineati che si aspettano qualcosa di più. Dipende da voi se guardare oltre e più avanti di quanto fatto nel passato, guadare definitivamente lo spartiacque che ha diviso la sinistra per un tempo inaccettabile, e iniziare una nuova era, per preparare non solo il vostro futuro prossimo, ma anche quello di chi verrà dopo di voi.

La ricerca delle ragioni e dei torti antichi rivendicati ad ogni battito di ciglia è un passato tossico di cui, da oggi, potrete liberarvi. Di fronte la scelta: perpetuare una battaglia di retroguardia impolitica (e un po’ paesana) con improprie divagazioni personali. O mettervi di fronte ad una città che soffre di un declino che sembra incessante – gli ultimi anni sono stati dolorosissimi – per dare lei qualcosa di meglio e di diverso. Di fronte alle macerie invisibili, tutt’intorno ad ogni angolo di quest’angolo di terra, è un vostro dovere riprendere in mano il filo di un dialogo che, nelle differenze, deve lealmente ricomporsi.

Sono conscio delle molte fatiche e difficoltà che questo comporta. Ma questo non vi manleva da un impegno sincero che le condizioni a contorno – a partire dalla pessima aria che si respira nel Paese – impongono. E, se non dovesse bastare, non c’è alcun segnale che a Rapallo possa cambiare qualcosa. Queste elezioni hanno dimostrato che il tradizionale blocco di potere è in grado di autoalimentarsi, rigenerarsi, ringiovanirsi. E di essere inossidabile ad ogni tempesta. Non ci sono le condizioni strutturali perché la città possa essere stimolata con segnali di cambiamento. Rapallo è città di conservazione prima ancora che città conservatrice, con una struttura sociale, un tessuto economico ed una ramificazione del potere reale che non sono destinati a mutare. Difficilmente cambieranno i fattori, difficilmente cambierà il prodotto.

Ma in gioco c’è altro, c’è il vostro destino politico vostro e quello dei pezzi di città che volete rappresentare, di quella insoddisfatta ma che non vi ha neppure considerato, di quella silenziosa e nascosta, di quella senza santi in paradiso, di quella che patisce, e di quella che chiede di chiudere con la stagione delle comparsate elettorali e dei conflitti periferici che non portano a nulla. C’è la necessità di garantire una adeguata offerta politica, responsabilità che è anche nel carico di chi non governa e mai lo ha fatto.

E’ un sentiero stretto. Probabilmente la mia stagione – chissà la vostra – non vedrà un vero ricambio politico. Ma non importa, perché questo non vi esula dal compito di preparare un terreno attraente che sarà, prima o poi, fecondato. Non siete manlevati dal tentativo di costruire un progetto sostanzioso che dia dignità e contorno alle speranze di chi non si rassegna. Oggi, le condizioni politiche e generazionali per alzare l’asticella ci sono. E sono nelle vostre mani.

Immagini: pagine Facebook di Angiolani e Carannante