Piazza Cavour, la piazza per antonomasia, è senz’altro il cuore di Rapallo, il centro della vita della città, anche se non è mai stata sede di edifici amministrativi. L’architetto Edoardo Mazzino, una sessantina di anni fa nell’articolo Lo sviluppo urbanistico di Rapallo, scriveva: “La Piazza, … cuore del paese, ancora oggi è il centro di Rapallo, anche se deformata dall’attraversamento della Via Aurelia e congestionata da un traffico turbinoso e molesto. Osservandone la configurazione originale, si ritrova un esemplare cospicuo di impianto urbanistico medioevale, caratterizzato da forme irregolari ed articolato in modo da definire una situazione ambientale ricca di inquadrature prospettiche e di variate sequenze spaziali. In effetti l’ambiente è occupato da due piazze, quella della Plebana leggermente avanzata e forse occupata in parte dal cimitero, e quella a sud, anch’essa avanzata e ornata dalla loggia oggi deturpata e ridotta a semplice porticato. La divisione tra le due piazze è ottenuta mediante la prominenza di un corpo della canonica della Parrocchiale e mediante il prolungamento della schiera di case a nord della via principale. … La piazza “della loggia” era invece il centro di irradiamento delle strade per la Riviera …”
Un brano chiaro, e che tuttavia merita alcune osservazioni. La loggia ridotta a portico potrebbe essere il porticato prospicente il negozio di abbigliamento, mentre la prominenza di un corpo della canonica, in realtà non era tale, ma una costruzione autonoma di proprietà di un certo Molfino, come si vede da una piantina del 1753 riportata nella Storia di Rapallo del Barni (lettera A nella piantina vinzoniana).
A fine Settecento, Piazza Cavour, e la gemella che prospiceva la chiesa, era ancora una piazza chiusa, interamente circondata da case, tra le quali partivano le strade per Ruta, l’attuale via Mameli, per Santa Margherita attraverso il ponte detto di Annibale, l’attuale via Cairoli (per questa via si poteva raggiungere anche Ruta passando per il crinale di San Lorenzo), e infine verso oriente attraversando il carrugio (Via Mazzini). Sono inizi di strade che sono rimaste identiche fino ai nostri giorni, solo la parte iniziale di via Mameli è stata un poco ampliata con la costruzione del grattacielo negli anni sessanta.
Questa centralità e questa chiusura era rimasta immutata dal medioevo. Tuttavia, la cartina del Vinzoni che ben la rappresenta, e che è degli ultimi decenni del settecento, è anche l’immagine di un mondo che sta finendo. E non in senso metaforico, per piazza Cavour è reale. Nel 1767, a furor di popolo, in una notte vennero rotti gli indugi di una pratica che continuava dal 1722, e i rapallesi aprirono la prima grande strada che dalla piazza della chiesa parrocchiale portava al convento di Sant’Agostino, cioè l’attuale Corso Italia. Venivano abbattute alcune recinzioni e casupole che si vedono nella mappa vinzoniana e piazza Cavour, che ancora non si chiamava ovviamente così, iniziava a perdere il carattere medioevale.
Il secondo momento fu il 1819, quando venne tracciata la strada orientale che collegava Nervi alla Spezia (il tratto fino a Nervi era stato costruito ai tempi della repubblica Ligure).
Questa volta la piazza venne aperta a Ovest, demolendo una casa esistente, e ampliata al centro, demolendo la casa adiacente la canonica. Almeno, in mancanza di altra documentazione, lo deduciamo da una supplica del signor Giovanni Battista Molfino, senza data, ma presumibilmente del 1823, che si lamentava che era stato privato (cioè avevano abbattuto) di una casa a due piani che aveva, togliendogli così sia la casa di abitazione che una fonte di reddito per la parte affittata, e chiedeva di essere indennizzato. Questo Molfino potrebbe essere il figlio, o il nipote, del Molfino indicato nella piantina del 1753 come proprietario della casa adiacente alla canonica.
Infatti la cartina militare del 1830 traccia una piazza veramente moderna, ormai come ai nostri giorni.
La sua centralità ha fatto si che sia stata testimone di diversi episodi di cronaca cittadina, ne citiamo alcuni.
Nel 1777 un anonimo denunciò che nella casa del Magnifico Marcantonio Molfino si riuniva un gruppo di persone di una loggia pseudo-massonica. La casa era il bel palazzo che esiste ancora oggi in piazza Cavour, angolo Corso Matteotti, anche se più di una loggia si trattava probabilmente di una “compagnia della felicità”, persone, uomini e donne, che si riunivano per ascoltare musica e letteratura.
Nel 1888, per la festa del 20 settembre (la presa di Porta Pia) nella nostra piazza venne teso uno striscione con la scritta “W Roma intangibile”, nella stessa occasione il parroco (era un certo Giovanni Gianelli) si lamentò con il sindaco Prandoni che qualcuno aveva attaccato una bandiera ad un gancio sul muro della canonica. Non aveva gradito, ed aveva chiesto che non lo toccassero più.
Dopo qualche anno, siamo al 1891/2, sindaco è Lorenzo Ricci, in piazza successe un fattaccio. Una sera delle feste di luglio un ubriaco urlò alla banda di suonare l’Inno di Garibaldi. Il sindaco, cattolicissimo, era presente ed ordinò a due guardie comunali l’arresto del poveretto. Cosa che fecero, ma per il quale le due guardie finirono poi sotto processo per arresto illegale (vennero assolte).
Il 27 luglio del 1944 le bombe alleate colpirono anche piazza Cavour, dalle macerie di un negozio sarebbe stato estratto il corpo di una commessa e di un ragazzo.
Il 26 aprile del 1945 in piazza transitarono le sei bare dei fucilati al muraglione, e due giorni dopo da via Mameli transitarono verso il cimitero i corpi dei cinque fascisti fucilati a Sant’Anna dai partigiani.
Un momento del funerale dei partigiani. In prima fila di spalle un militare americano (erano arrivati a Rapallo il 25 aprile)
Durante la campagna elettorale per il referendum istituzionale e l’elezione della costituente (1946) proprio in piazza Cavour molti rapallesi scoprirono che il colore rosso e l’anticlericalismo non era solo dei comunisti e dei socialisti; si fermò – raccontò qualcuno molti anni dopo – un camion di repubblicani con le camicie rosse, uno iniziò un breve comizio che terminò, indicando la chiesa con un “…e i preti, che vadano a lavorare!”
Ma i tempi presto cambiarono, si avvicinava il boom economico; il pomeriggio della domenica di fronte all’ingresso della galleria parecchi rapallesi si riunivano per ascoltare da un altoparlante collocato fuori dal bar la radiocronaca della partita trasmessa alla radio (le radioline portatili sarebbero arrivate poco dopo). Finita la partita, arrivavano i tifosi che erano stati al Macera ad assistere alla partita del Rapallo Ruentes, le discussioni sarebbero durate molte ore.
Tolte dalla piazza prima le auto posteggiate, poi anche gli scooter, la piazza ha ripreso, per una parte, la sua funzione di piazza di paese, di luogo di incontro della popolazione, mantenendo per l’altra parte la funzione di transito che già aveva nel medioevo, anche se in direzioni diverse.