Sabato sera 23 luglio, ho partecipato ad uno degli eventi organizzati a Villa Tigullio, nell’ambito della rassegna: “ Rapallo protagonisti “
Ospite della serata (da cartellone) l’architetto Michele De Lucchi.
In realtà, oltre al Sindaco, c’è stata una passerella di imprenditori che molto ha investito e sta investendo in città e a cui l’amministrazione ha concesso legittime iniziative che migliorano certamente l’immagine del borgo.
Non sono peró il risultato di una progettazione pubblica ma di un assenso politico dato a proposte private.
In sintesi, non c’è una progettualità della classe politica a guida della città, ma solo l’impegno di qualche riunione con gli investitori ed i propri consulenti, di qualche confronto di maggioranza e di qualche alzata di mano in consiglio comunale.
Se poi il pensiero pubblico si traduce in un obelisco alto almeno 15 metri con una perla in cima, da mettere in una rotatoria, allora é meglio che il pensiero pubblico non ci sia.
Lì, sull’asse prospettico di Via della Libertà / Via Giustiniani, valorizzato negli anni 30 del secolo scorso da una romantica e bella rotonda sul mare, viene proposto ora un obelisco a forma di sigaro con una “perla” sulla sua sommità.
Foto tratta dal volume Rapallo … un sogno
Ma ce n’è proprio bisogno?
Un segno fine a se stesso, ingombrante, inopportuno, fuori scala.
E’ una parte del progetto De Lucchi, che sviluppa poi i suoi ulteriori contenuti sull’estremità opposta della passeggiata in zona Polipo/Castello.
In realtà un non progetto, perché in questa zona è previsto sostanzialmente un restyling del layout esistente con un colonnato di nuovi lampioni che interpretano gli alberi e le sàrtie delle barche a vela e con palme che fondano le proprie radici in una soletta di cemento armato(?).
Le immagini di progetto sono tratte da Hellorapallo.it
Lo spazio piazza proposto dal rendering che vuole emozionare l’osservatore, é poco veritiero perché in realtà accoglierà ai suoi bordi i parcheggi (vedere gli stalli bianchi tracciati a terra) accessibili da una direttrice longitudinale con ingresso in corrispondenza della rotatoria del Polipo ed uscita sull’estremo opposto, nell’illusione che alla sera, o quando servirà, le macchine possano sparire.
Forse si potevano portare i parcheggi verso i marciapiedi prospicienti gli edifici e lasciare la piazza centrale libera, per godere della scenografica quinta del mare, del tramonto e dell’antico Castello.
Forse si poteva provare a spostare la Piazza verso mare con una dilatazione della passeggiata che potesse contenere la fontana del Polipo.
In questo modo l’area a parcheggio sarebbe rimasta nettamente separata dalle zone pedonali grazie alla cesura del nastro stradale.
La Piazza proposta invece sembra un atollo a forma di savoiardo che galleggia tra le direttrici veicolari ad esso tangenti; preziosamente pavimentato (quarzite, se non ho inteso male, che ben assorbe gli olii delle macchine in sosta!) difficilmente accessibile pedonalmente, senza sedute e senza verde.
Delusione.
Sentimento non attenuato dallo schizzo d’acqua al fianco del Castello che sminuisce l’importanza dello stesso e della scultura del Polipo: il primo chiuso almeno da un paio d’anni, il secondo sparito alla vista dei cittadini forse da un po più di tempo.
Francamente sono rimasto perplesso a fine serata, nel rispetto comunque di un grande architetto bravo, capace e di fama internazionale, da cui sicuramente imparare, ma forse non ha ricevuto i giusti “desiderata” .
Nulla poi sulla passeggiata, direttrice di grandi potenzialità che può essere trasformata in un parco lineare con dilatazioni urbane verso mare e verso il tessuto storico della città.
Nulla sul resto della città.
Tutti i progetti visti trattano infatti aree ed immobili del nostro salotto buono.
Le aree della rapallizzazione, quelle oltre la cinta ferroviaria (ma anche prima) sono dimenticate.
Un’altra città nella città, una città di serie B, una città destinataria, controvoglia, di altro codice di avviamento postale.