Da qualche tempo leggo che l’Amministrazione di Rapallo desidera convocare gli “Stati generali “. Una volontà, ribadita anche in occasione delle celebrazioni dell’ultimo Confuoco pre natalizio, che si è concluso in modo benaugurale per la nostra collettività.
Ma cosa sono gli “Stati generali “?
Wikipedia riporta che nel Regno di Francia, rappresentavano un’assemblea consultiva, costituita dal Clero, dall’Aristocrazia e dal Terzo Stato, che, tra il 1300 ed il 1600, veniva convocata per decisioni su problemi, tasse, gabelle e tributi. Per circa 170 anni non furono poi più convocati, fino al 1789, quando Luigi XVI li radunò per l’ultima volta.
Oggi, il termine è stato mutuato nei più svariati ambiti e gli “Stati generali” si configurano come espressione di varie categorie, separate e portatrici di interessi diversi.
In sostanza, penso che negli “Stati generali” ci si possa stare un po tutti: anche il semplice cittadino, portatore dell’interesse principale di poter vivere bene all’interno della città in cui abita per scelta o per necessità.
Tutti invitati quindi ad accaparrarsi una delle 256 poltrone del Teatro delle Clarisse, dove probabilmente avverrà l’incontro.
Saremo chiamati a confrontarci sullo sviluppo della nostra città che ha bisogno di una nuova visione per un suo rilancio, in quanto ha ormai quasi consumato tutti i suoi crediti e quel che rimane del suo appeal.
Finalmente si potrà parlare di cambiamenti per l’oggi e per le generazioni di domani.
Temo però che verrà comunicato ai presenti che se si vogliono opere pubbliche nuove, la città dovrà soffrire disagi per diversi anni.
Io sono pronto ad essere paziente ed a sostenere la nobiltà di questo sacrificio privatamente e pubblicamente senza alcuna distinzione di appartenenza politica o categoria.
Spero di poter argomentare di progetti strutturali come una nuova passeggiata, un Centro Congressi, un Palazzetto dello Sport, nuovi parchi pubblici, parcheggi interrati, una nuova viabilità, un sistema museale attrattivo, poli sportivi rinnovati, nuove spiagge pubbliche, attenzioni alla Città oltre la cinta ferroviaria …
Lo spero.
Perché concludere gli “Stati generali” dicendo che per realizzare qualcosa di significativo sarebbe troppo grande il sacrificio richiesto alla città e quindi non se fa nulla, anzi si fa al limite ancora qualche marciapiede, questo no, non sarebbe accettabile, non lo capirebbe neanche quel 78%.
Sarebbe un abdicare da parte di chi governa, sarebbe scegliere il sicuro e modestissimo cabotaggio sotto costa, sarebbe la rinuncia a quei sogni che si costruiscono a partire da una visione a cui si sommano dibattito, sofferenza, confronto, ripensamenti, notti insonni; tutto quello cioè che sta nel processo di nascita e maturazione di un progetto che magicamente poi può prendere vita.
Gli “Stati generali” devono avere “qualcosa da fare”… di importante, su cui poi penso non si debba chiedere un permesso alla collettività perchè se ci sono progetti di trasformazione validi, questi devono essere realizzati, senza incertezze, proprio per il benessere della collettività stessa.
Altrimenti è meglio lasciarlo chiuso quella sera il Teatro.
E poi, i progetti, bisogna proporli con un forte convincimento, bisogna essere pronti, reattivi, perché non si possono pensare significative trasformazioni urbane con lo stesso atteggiamento che, a distanza di 15 mesi, NON ci ha ancora consentito di vedere il nuovo parapetto della passeggiata a mare, sempre più necessario, fisicamente e visivamente, dopo la mareggiata dell’Ottobre 2018; per non parlare del cantiere del “San Francesco”, per non parlare del cantiere del Palazzo comunale …
Occorre una diversa attitudine. Ma da inguaribile ottimista ho il cuore e la mente colmi di speranza. Come me, sono sicuro che in molti troveranno il modo di tenersi liberi quella sera per poterci incontrare “alle Clarisse”.